a constant migration [between reality and fiction] |cs079

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[...] The last release might be a bit of a surprise, since Adriano Zanni, also known as Punck, is not exactly the man I would expect on this all improvisation label. So far his releases were all stuck in the microsound corner, but perhaps he's opening new territories. Zanni uses laptop, field recordings, found sound and sampling to create his music. It proofs indeed to be the odd ball of this batch of his releases, even when the first track sound like an improvised affair. Zanni finely waves field recordings together with sounds recorded from objects and such like. Improvisation seems far away on this release, which is still along the lines of microsound and found it's influences in the work of Roel Meelkop or Richard Chartier. On a totally different, but the best of all. Frans de Waard (Vital)E, quanto a meriti, non è più il caso di ignorare, dopo esserci girati intorno forse troppo a lungo, l’impegno riversato nella produzione e nella promozione delle musiche sperimentali da parte del ravennate Adriano Zanni, in arte Punck. Probabilmente “A Constant Migration [between reality and fiction]” è il suo disco migliore, ma non è questo il punto, e anche se così non fosse il suo autore si è conquistato questa segnalazione per una serie di circostanze che vado ora ad elencare. Innanzi tutto Punck è un musicista che ha una storia, e in questo mondo dominato da personaggi che sono sempre più privi di storia questo è già un coefficiente in grado di fare la differenza. La sua è la storia di un uomo che ha trovato la sua strada, e s'è costruito il suo mondo, con meticolosità, umiltà e discrezione, attraverso il duro lavoro e l’applicazione quotidiana, proseguendo caparbiamente nella propria strada anche quando le circostanze potevano sembrare avverse. Tassello dopo tassello… mattone dopo mattone… passo dopo passo… questo lavoro meticoloso lo ha finalmente portato a quello che oggi sembra essere il traguardo principale per ogni musicista che si muove in ambito sperimentale-indipendente, cioè alla pubblicazione di un disco per una casa discografica di riconosciuta caratura internazionale, nella fattispecie la portoghese Creative Sources. Punck, dal punto di vista musicale, sembra ormai aver raggiunto un proprio equilibrio, un mood che rende i suoi dischi, pur simili ad altri del cosiddetto panorama elettroacustico, affatto riconoscibili. Mi sembra che nella sua musica vadano a concentrarsi due scuole: l’ambient inglese di derivazione industrial e la scuola concreta francese, con un particolare occhio sempre rivolto a quelle che sono le voci e le tecniche del cinematografo (…between reality and fiction). Un connubio che porta direttamente verso quella che viene anche definita come ‘musica da ascoltare con gli occhi’, ma fareste bene a rovesciare l’assioma e pensare a questi suoni come ad una serie di ‘immagini da gustare con le orecchie’. Sembra che Punck avverta, come molti altri musicisti contemporanei, il richiamo della natura, seppure il rapporto sembri nel suo caso più conflittuale, oscuro e carico di tensione (basti pensare al riferimento allo tsunami presente nel precedente “Nowhere Campfire Tapes”). La natura di Punck è però più marina che rurale, e anche quando l’ambientazione appare fortemente terrigna è come se fosse intravista attraverso il filtro delle brume che si sprigionano dalle acque. Chissà se i suoi antenati del neolitico sono stati fra gli ultimi ad abbandonare le palafitte? eg (no@8 (Sands Zine)

Bussano alla porta. Una voce femminile, secca e decisa, afferma di essere giunta per aiutare un indefinito interlocutore. Tra i rumori di fondo, un ringraziamento, un sospiro e il viaggio ha inizio: "A Constant Migration (Between Reality And Fiction)" è il biglietto che ci permetterà di scorgere una nuova dimensione, situata “tra la realtà e la finzione” al centro dell’universo.
La proposta del ravennate Adriano Zanni giunge infatti come un’ipotetica anamorfosi musicale, volta a dilatare il suono della natura fino a donargli sembianze inedite e profondamente suggestive. Il laptop di Punck [ moniker utilizzato da Zanni per il lavoro de quo e altri, tra cui la precedente autoproduzione: il riuscito e incodificabile "Nowhere Campfire Tapes" (Ctrl+Alt+Canc, 2005)] traccia rotte immaginarie d’infinita bellezza utilizzando come riferimento il minimalismo elettroacustico e, come sestante, quella musica concreta teorizzata negli anni Venti dal tedesco Walter Ruttmann che, conferendo dignità musicale al rumore urbano, generò una delle più innovative intuizioni artistiche del secolo scorso. Il mugolio di un cane, il rumore del passaggio di un’automobile sopra una strada ghiaiosa e poco trafficata, il vento assolvono qui alla funzione di strumenti atti a interpretare evanescenti partiture di rara intensità emotiva.
"A Constant Migration (Between Reality And Fiction)" si dipana alle orecchie dell’ascoltatore quasi fosse un ossimoro tecnologico rappresentante un elogio della discrezione espresso, paradossamente, attraverso quanto di più invadente esista oggi: il computer. La successione degli elementi costitutivi l’insieme, infatti, è amabilmente armonica e sacrifica a un ascolto gratificante l’usuale autismo espressivo riscontrabile nelle produzioni ottenute tramite l’impiego di strumentazione analogica. Discrezione e armonia che, tuttavia, privano la "musica d'ambiente" del proprio significato primordiale di mero "sottofondo" per definire una nuova, avvincente esperienza caratterizzata da una passione sanguigna, pulsante e da un'inusitata imprevedibilità.
Pubblicato per la prestigiosa etichetta Creative Sources del portoghese Ernesto Rodrigues, si colloca ai vertici della moderna produzione musicale avanguardistica italiana (che, non dimentichiamolo, non ha nulla da invidiare a quella di musicisti stranieri pluridecorati e blasonati dalla nostra indefettibile esterofilia) e ne rappresenta uno dei fiori all’occhiello. Mattia Paneroni (OndaRock)

This reminds me of the strange French habit of spelling "steak" with an extra "c": "steack" (they do the same with Franck, don't ask me why). There's nothing punk about Adriano Zanni's music though; instead of taking out that "c" you might want to remove the "n": this is more Puck, Midsummer Night's Dream rather than Never Mind The Bollocks, evocative and superbly crafted music for laptop and field recordings. It's also, unless I'm very much mistaken, pretty much composed – if Zanni can produce this kind of stuff live I want to see him – which I suppose also raises the question as to why it's on an improv label like Creative Sources (wouldn't it attract a little more attention if it were on Bowindo, I wonder?). The six tracks follow each other without a break, from the cavernous slightly disturbing percussive rattles of the two opening tracks to the strange atmospherics of "44°25'37N 12°34'28 E" (that had me looking for a Fennesz connection, but a Google search for the precise co-ordinates only got me as far as an Italian astrology website, but I think it's somewhere in or near Genoa.. maybe someone will enlighten me) to the distant police cars and barking dogs in "From Belleville to Ravenna" and the exquisite chill of the closing "Hagakure (II, 105)". Wherever and whatever it is, A Constant Migration is worth checking out. Dan Warburton (Paris Transatlantic)

Quello di Punck è un silente schiumar rabbioso, impressionante dimostrazione di talento ascensionale; intransigente visione espressiva.
Originale assemblaggio materico che all'apparenza può risultar semplice; ma è materia che ti scava le ossa questa.
Sottilissima capacità comunicativa quella sviluppata, anni trascorsi ad affinar un talento compositivo ammirevole, Adriano Zanni si è volontariamente posto fuori dal cerchio, un isolamento caparbio, fiero e passionale dal quale è germogliato questo importante “A Costant Migration...”.
Punck a partire da “Mu” del 2002 si è sempre caratterizzato per una concretezza espressiva raramente riscontrata in tanti altri sperimentatori nostrani (ma in questo caso il nostrano calza veramente stretto...), un'ascesa appassionante dicevo, ogni lavoro un tassello aggiuntivo per un puzzle entusiasmante, tutto un gioco continuo di sottrazione, una visione acusmatica che brilla per snellezza ed aerodinamico profilo; inquietante verrebbe quasi voglia di definirlo.
“Mu” era l'alba, nel bene e nel male, livido e rabbiosamente contratto, dentro il disagio era evidente, non si poteva ignorare, il successivo “A Movie Without Images” del 2004 rilanciava quella formula diluendola subdolamente per sottrazione appunto, improvvisamente l'isolazionismo mutava in vero e proprio paesaggio spinale di ballardiana memoria; ma lo scarto decisivo avviene con il successivo e splendido “Nowhere Campfire Tapes” del 2005.
Uno stralunato girovagare lungo i bordi di un paesaggio innevato al crepuscolo, un groviglio inestricabile di pensieri ed azioni; una rivendicazione/dichiarazione del proprio status di abbacinante e tormentosa bellezza.
In qualche maniera, uno spartiacque, il commiato/superamento di un particolare fenomeno espressivo raggrumatosi intorno a certo astrattismo industriale (molto ottanta) intriso di ingenua (splendida in molti casi...) ricerca povera e velocemente scolorito in un vero e proprio; incubo freak esotico/industriale.
L'ambient di Punck si è scrollata di dosso quel residuo fisso ingombrante, strada facendo ha integrato suggestioni riconducibili alla scuola concretista francese ed alla musica per film vera e propria; si è fatta snella e senza tempo.
Logico che a questo punto qualcuno dovesse per forza di cose accorgersi del duro lavoro svolto negli anni da Adriano, ci pensa allora la prestigiosa etichetta portoghese experimental Creative Sources ad editare questo cd da inserire prepotentemente fra le migliori uscite dell'anno in chiusura.
Copertina splendida, screzi metallici su acque apparentemente tranquille, un incendio interiore, un filo di suono falsamente sottile che ti avviluppa l'anima come pochi altri a livello mondiale (l'ho detto finalmente, evvai!!!), la sensazione d'estasi al contrario che trasmette è unica; all'improvviso ho capito!
Punck è un dinosauro, di quelli con una bella cresta sulla schiena, irta di squame verdognole e denti lunghi ed aguzzi, quando te lo ritrovi davanti capisci, stai ammirando la bellezza dell'ultimo esemplare, sopravvissuto a se stesso, circospetto e risoluto; la bellezza dell'essere.
Solo un'onda impetuosa di parole mute e poesia visiva per l'orecchio e poi ancora; vita in tutte le sue dolorose rappresentazioni.
Vita, ed ancor di più; vita.
Adriano; io ti ringrazio di aver realizzato questo lavoro.
Semplicemente disco dell'anno. Marco Carcasi (Kathodik)

"A Constant Migration" to druga plyta CD Adriano Zanniego, ukrywajacego sie pod pseudonimem Punck. Czterdziestodwuletni Zanni na powaznie zajal sie muzyka dopiero w latach 90. ubieglego stulecia, i byc wlasnie moze ta zwloka spowodowala, ze jego dyskografia jest dosc skromna. Oprócz tej plyty i debiutanckiej "Nowhere Campfire Tapes", Punck ma na koncie pare wydawnictw CDRowych i sieciowych, kilka pojedynczych nagran mozna znalezc na kompilacjach prezentujacych wspólczesna muzyke elektroniczna i elektroakustyczna. "A Constant Migration (Between Reality and Fiction)" to historia opowiedziana dzwiekiem, rzecz na podobienstwo metamkine'owskich "filmów dla uszu". Niezwykla i z lekka niesamowita jest to opowiesc, bo taka wlasnie jest muzyka Zanniego. Rozpieta pomiedzy miedzy eterycznym ambientem i zamglonym okolo-dronowym minimalem, lekko skazona drobnymi halasami, wykorzystujaca znieksztalcone i nieprzetworzone nagrania terenowe, rozmaite glosy i odglosy, sampling oraz róznorodne, modyfikowane mikro- i makrodzwieki, rejestrowane z uzyciem mikrofonów kontaktowych, przynalezy do swiata stonowanej elektroakustyki, której subtelnej elegancji nie szkodzi nawet uzycie nieco bardziej rozwichrzonych skladników (np. metalicznych szmerów i stukotów tworzacych nieregularna strukture rytmiczna czy poszczekiwanie i skomlenie psa). Wszystkie elementy polaczonoze soba z wyczuciem i dbaloscia o detal, efektywnie wykorzystujac wzajemne podobienstwa i róznice brzmien; zestawiono je ze soba w rozmaitych konfiguracjach, nie zapominajac przy tym o narratywnosci muzyki. Dzwieki powoli dryfuja w powietrzu, poszczególne epizody niespiesznie rozgrywaja sie w czasie i niedopowiedziane nikna, wzbudzajac w sluchaczu nieodparta chec powrotu do opisanych muzyka miejsc. Tadeusz Kosiek (Gaz-Eta)

A concrete perspective reflects on the quality of the listening surrounding the musician. Sound tracks provide the sudden unreality of recognisable noises embedded in abstract containers, situated where nothing happens, but transformed as soon as listening is distanced, situated out of a meaningful context, entering in the devoid of meaning. Pedro Lopez (Modisti)

I truly feel awful for reviewing Punck's last year full length only now, also because it's been in constant rotation (...) in my stereo for all these months. Life problems and taking one's time eventually lead to these disasters... "A Constant Migration" is surely the best and most mature release of Adriano Zanni's as of yet - following the wake of his previous "Nowhere Campfire Tapes", but taking his soundscapes to a higher level (and that was a good album, mind it). I suppose that playing live sets has contributed to refine his tecniques and give a smoother, more organic feel to his compositions. As usual, Zanni uses "laptop, field recordings, found sound and sampling", and the result can be compared to the works of Seth Nehil, jgrznich, Dave Lloyd and mnortham. Highly refined concrete music where natural and electronic sounds are stretched and layered into drones, or scattered around as in an improvised session (which could explain why this has been released on Creative Sources). Zanni's audio-trip stands out from similar ones for the warmer, more emotional (existentialist, I wrote about his previous cd) approach to soundmaking, here leading to the breathtaking closure of "Hagakure [II, 105]", a powerful high-end drone streaked by bowed strings. This cd was mastered by Hue (Sparkle in Grey), which totally makes sense: take it as a comrade to "Un'estate senza pioggia", at least in terms of attitude. Eugenio Maggi (Chain DLK)

Punck é o pseudónimo do artista italiano Adriano Zanni. Há anos que mantém em actividade a netlabel Ctrl+Alt+Canc, bem como numerosos projectos individuais e em colaboração ligados à arte sonora e ao cruzamento com a improvisação electroacústica experimental. O fascínio maior de Punck é andar pelas ruas e pelos campos do meio em que vive, de microfone em punho a registar sons do quotidiano das cidades, murmúrios da natureza, material sonoro que passa despercebido ao cidadão comum, distraído que anda com as coisas da vida. Há mais de um ano que Punck criou e mantém um interessante diário sonoro onde disponibiliza algumas gravações de campo registadas na sua constante actividade de pesquisa. São estas captações que lhe servem de matéria-prima à confecção de peças acústicas, depois de trabalhadas, refinadas, organizadas e contextualizadas através das ferramentas digitais do seu computador, adquirindo no final uma têmpera e uma conformação de que não se suspeitaria se apenas consideradas no meio em que se produzem “em bruto”. O abrir de uma porta, o estalar duma folha seca debaixo de um pé, o zunir de um insecto e vozes espectrais, são processados, digitalmente manipulados, misturados e agregados de maneira a produzir composições mistas de sons reais e ficcionais, baseadas em drones sussurrantes de sons orgânicos e reverberações digitais. Estamos pois no imenso domínio do ambientalismo criativo, enriquecido por uma colecção de sons subliminares, tributários de um certo espacialismo alien futurista e sonhador, “produto” parcial e remotamente inspirado nas excursões de John Cage e de Sun Ra. Não se encontram vestígios de narrativa nas seis propostas de A Constant Migration (Between Reality and Fiction); apenas fazem sentido enquanto peças musicais que tanto se bastam com o percorrer de caminhos anteriormente sulcados por legiões de outros artistas, como aqui e ali apresentam facetas inovadoras, momentos emocionais que, exprimindo ora vitalidade, ora desolação, acabam de ser descobertos e revelados no seu esplendor desconhecido. Punck encontrou uma forma peculiar e personalizada de disseminar sons de uma nova arqueologia. Masterização e supervisão final do trabalho, de Hue (Matteo Uggeri). Edição da Creative Sources Recordings, 2007, com produção de Ernesto Rodrigues e design gráfico de Carlos Santos. Eduardo Chagas (Jazz e Arredores)