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Presença habitual no MIA – Encontro de Música Improvisada de Atouguia da Baleia, o italiano Carlo Mascolo não será desconhecido dos apreciadores portugueses do krautrock: tem integrado os Embryo de Christian Burchard, bem como outros projectos liderados por este baterista e vibrafonista alemão. Colaborações com figuras cimeiras do jazz como Marshall Allen, Charles Gayle e Steve Potts constam igualmente de um longo currículo que, apesar das frequentes deambulações do trombonista pela Palestina e pela Cisjordânia, está bem enraizado em Itália: tocou com Antonello Salis, Eugenio Colombo, Marcello Magliocchi, Nicola Guazzaloca e Gianni Lenoci, entre muitos outros seus compatriotas.
O álbum a solo “My Tubes” coloca Mascolo na posição que lhe era devida na cena internacional: a de um dos maiores inovadores do trombone na actualidade, e tanto em termos de léxicos como de técnicas, incluindo algumas de sua própria formulação. Com o conceito de “trombone preparado”, por meio de embocaduras modificadas ou de extensões do seu instrumento como mangueiras, cones de trânsito e outras, este pesquisador de possibilidades vem aumentando o leque de características da música acústica dos nossos dias e aplicando nela sonoridades que parecem provir da electrónica (por vezes parece que estamos a ouvir um sintetizador), com exploração sistemática de multifónicos, harmónicos e microtonalidades. Sem ser propriamente demonstrativo, este disco tem a especial importância de ser um compêndio da experimentação trombonística, sempre sob o signo da improvisação. Rui Eduardo Paes (Jazz.pt)

Italian trombonist Carlo Mascolo’s My Tubes is an intriguing set of fifteen brief pieces—most running between one and three-and-a-half minutes long—for prepared trombone. All emphasize the physical process of creating sound through a brass instrument with breath, mouth, tongue and voice. For example, Slided takes a single pitch divided by micro-variations and embellishes it with vocalizations mimicking the rhythms of speech, traces of unpitched breath, and durations embodied in quasi-Morse code divisions of time. As its title announces, Mouthpiece emphasizes the role of the trombone’s mouthpiece as it captures and slightly distorts Mascolo’s humming. LFO’s approximates an electronic effect by staging multiple sounds in a kind of out-of-phase,  autocounterpoint. One of Mascolo’s intentions with My Tubes was to make his acoustic instrument sound like a synthesizer or oscillator, and on this piece he does just that. Daniel Barbiero (Avant Music News)

Il timbro del trombone richiama frequentazioni neurali giganti. Potrebbe essere associato ad un grosso animale o ad uno spazio ampio ed affollato (al riguardo la critica jazz ha coinvolto le associazioni con la giungla allorché ha dovuto segnalare gli adattamenti sonori di Miles Davis e delle sezioni brass degli organici, compreso il trombone). Nel jazz musicisti come Mangelsdorff, Rudd o Schiaffini hanno poi preparato il passaggio ad un'esplorazione fisica ed intellettuale dello strumento guidata da multifonia, tecniche estese e contemporanee, donando al trombone spunti riflessivi e comunicativi. Negli Stati Uniti George Lewis ha virato spesso verso l'elettronica, anche se a pensarci bene resta ancora in vita un patrimonio di risorse acustiche da rivelare anche nell'epoca dei mezzi digitali e della riproduzione autonoma di suoni reali ma costruiti in laboratorio o in una stanza fornita di personal computer e software specifico. Sulla parte acustica dei suoni del trombone, ottenuta con particolari tecniche e con l'utilizzo di imboccature anomale per lo strumento trombone, si muove Carlo Mascolo. Il suo recentissimo cd My tubes (per la Creative Sources) è una dimostrazione di intenti: brani cortissimi (da uno a tre minuti) che sembrano esercitazioni, una ricerca che si dirige su una molteplicità di approcci sonori e il tentativo di trovare una giustificazione alla strada della creazione acustica "....in order to build acoustic layers of sounds that seem to be produced by a synthetizer or an oscillator........." (note interne del cd). Sebbene Mascolo non abbia comunque reso esclusiva questa preferenza, tra le sue preparazioni al trombone fa specie l'utilizzo di tubazioni collegate allo strumento con prese d'aria artificiali, basate su pezzi di rubinetteria o su paletti di servizio di quelli che si usano per strada o nei cantieri (vedi qui qualche esempio).
Basta cominciare l'ascolto della traccia iniziale Trifonicone per rendersi subito conto dei mondi sonori calcati, laddove il trombone preparato restituisce contemporaneamente una duplice sensazione: da una parte un rombo vibrato d'elicottero, dall'altra lo stridore di una porta che si apre o si chiude. Perfezione meccanica? No le similitudini continuano quando si cerca di costruire una "collaborazione" tra suoni e voce insufflata, un dialogo abnorme ma fantastico come quello creato in Slided (la vocalità simula quasi uno scat jazzistico) o in Mouthpiece (la vocalità sembra recitare un monologo teatrale); in Be phonic too sembra addirittura che parta un trapano, mentre Tree Phonic 3 intercetta il drone di saluto delle navi in porto, valorizzando al tempo stesso gli strati striduli delle emissioni del trombone. Mascolo è anche fondatore di un'associazione transculturale di musica e tale inclinazione si sente nello spazio offerto ad una versione di un classico strumentale ottomano: Kurdi pesrev variation # 1492 tiene idealmente assieme una forma disfatta della melodia e alcuni armonici. Francamente, in giro per il mondo, non penso ci sia molta gente che fa le cose di Mascolo in questo momento. Ettore Garzia (Percorsi Musicali)

Un catalogo di brevi e surreali sketch per solo trombone preparato.
“My Tubes”, prima opera solista del pugliese Carlo Mascolo, raccoglie quindici borbottanti azioni non ortodosse.
Il corpo/strumento, tramite applicazione di varie imboccature modificate e pratiche non convenzionali, diventa una sorta di generatore sonoro, a malapena riconducibile ad un più canonico modello acustico (di genere).
Par di udir sibili e bordoni di lividi synth analogici o qualche vecchio oscillatore, ingrippato e fluttuante.
Par di trovarsi all'interno di un bestiario, sconosciuto e attrattivo, per forme, colori e voci.
Rilascia una certa propensione al sorriso (volontario? Involontario?) che stempera e rende più godibile/assimilabile il ciocco.
Un riuscito e divertito catalogo delle possibilità (o dell'impossibilità). Marco Carcasi (Kathodik)